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Malattie rare in offerta speciale

  • Messaggi
  • Lucia_10
    00 27/08/2010 15:41


    www.mail-archive.com/economia@peacelink.it/msg00301.html

    il manifesto - 03 Dicembre 2002

    Malattie rare in offerta speciale
    Ansia generica o sociale, disordine da stress post traumatico, shopping
    compulsivo: le multinazionali del farmaco inventano nuove sindromi per
    vecchie medicine. Un sistema geniale per fare affari. E negli Stati uniti
    legioni di psichiatri televisivi sono già al lavoro: arrendetevi, siete
    tutti ammalati
    MARCO D'ERAMO
    Le case farmaceutiche hanno trovato l'arma finale: invece di vantare i
    benefici dei propri farmaci, propagandano le malattie che dovrebbero
    curare. Prendi l'epidemia che colpì gli Stati uniti nella primavera 2001.
    Come ha raccontato Mother Jones in un interessantissimo articolo, le tv
    locali cominciano a riferire che ben 10 milioni di americani soffrono di
    una malattia sconosciuta. «Si avvertivano i telespettatori di badare a
    questi sintomi: irrequietezza, stanchezza, irritabilità, tensione
    muscolare, nausea, diarrea, sudorazione. In molti di questi programmi
    interveniva il dottor Jack Gorman, stimato psichiatra della Columbia
    University. I testimonial erano alternati con scene serene di una donna che
    giocava con un passerotto e un'altra che ingeriva pillole. La malattia in
    questione era il `disordine di ansietà generalizzata' (Gad), una condizione
    che secondo i rapporti lascia chi ne soffre paralizzato da paure
    irrazionali». I programmi non citavano nessuna medicina particolare per
    questa nuova sindrome. Ma, guarda caso, proprio il 16 aprile 2001 l'ente
    che sovrintende all'introduzione di nuovi farmaci, la Us Food and Drug
    Administration (Fda), aveva certificato l'antidepressivo Paxil, prodotto
    dal gigante farmaceutico inglese GlaxoSmithKline (Gsk), per il trattamento
    anche dell'ansietà generalizzata. Allora non ci stupisce più che lo stimato
    psichiatra Jack Gorman sia stato per anni sui libri paga della Gsk come
    consulente. C'è di più: quel 16 aprile, un gruppo di pazienti chiamato
    Freedom From Fear («Libertà dalla paura») diffuse un sondaggio telefonico
    secondo cui «le persone malate di Gad passano circa 40 ore a settimana - un
    lavoro a tempo pieno - a preoccuparsi. Il rapporto non citava né il Paxil,
    né la Gsk, ma il numero di telefono che indicava era quello della ditta di
    relazioni pubbliche della casa farmaceutica, la Cohn & Wolfe.

    La genialità della trovata consiste nel fatto che è lo stesso consumatore a
    chiedersi se anche lui per caso non soffre di quella sindrome, e che poi va
    a bussare dal medico perché gli prescriva quel certo farmaco che ha fatto
    tanto bene a quel suo amico che gliene ha parlato. Per ottenere questo
    risultato, basta lanciare e sponsorizzare campagne di «presa di coscienza
    della malattia» (disease awarness). Insomma, si prende una sindrome minore,
    che nella sua forma grave colpisce pochissime persone (il Gad per esempio
    colpisce l'1,2% degli americani, cioè 3 milioni, non i 10 di cui parlava il
    dottor Gorman), ma che presenta sintomi abbastanza generici; poi si cerca
    di far certificare dalla Fda che un certo farmaco, già in produzione per
    altre malattie, cura anche questa nuova sindrome. Con questo metodo si
    risparmiano miliardi (di euro) e anni: per lanciare un nuovo medicinale ci
    vogliono in media 8 anni perché passi dallo stadio della ricerca in
    laboratorio alla commercializzazione in farmacia, mentre per ottenere una
    nuova indicazione per un farmaco già in commercio bastano 18 mesi.

    La corsa cominciò nel 1988 quando Eli Lilly lanciò l'antidepressivo Prozac,
    il primo farmaco di massa della famiglia degli Ssri, «inibitori selettivi
    di reuptake della serotonina» (sì, è proprio questo il termine «italiano»).
    Da allora il mercato dei Ssri è cresciuto dell'800%, e fino a oggi ben 22
    milioni di americani hanno usato il Prozac. Le altre case lanciarono ognuna
    il proprio antidepressivo: nel 1989 in Europa - ma solo nel 1998 negli Usa
    - il Celexa (della Forest Laboratories), nel 1992 il Zoloft (Pfizer), nel
    1993 il Paxil (GlaxoSmithKline Beecham), nel 1994 il Luvox (Upjohn e Solvay).

    Il mercato degli antidepressivi era però già saldamente presidiato dal
    Prozac. Perciò gli strateghi della Gsk si misero a sfogliare il Manuale
    diagnostico e statistico dei disordini mentali (Dsm), la bibbia degli
    psichiatri, che però risente molto delle lobby farmaceutiche e del clima
    culturale del tempo (prima del 1970 l'omosessualità era considerata un
    «disordine psichico»).

    I cervelloni della Gsk scoprirono nel Dsm alcune sindromi promettenti.
    Abbiamo già visto che nel 2001 riuscirono a far certificare
    l'antidepressivo Paxil come efficace anche nella cura del Gad, l'ansietà
    generalizzata. Ma non era la prima volta che facevano il colpo. Già nel
    1998 avevano scovato un'altra sindrome, il Sad, il «disordine di ansietà
    sociale», una forma di timidezza patologica, però estremamente rara secondo
    il Dsm. Anche qui, entro il `99 Gsk si assicurò la certificazione della
    Fda. A quel punto però dovette propagandare la malattia stessa e per ciò si
    rivolse alla ditta di Pr (public relations) di New York Cohn & Wolfe, che
    coniò lo slogan «Immagina di essere allergico alla gente» sotto l'immagine
    di un uomo derelitto che giocherella con una tazza da tè vuota: «Avvampi,
    sudi, tremi, ti è difficile persino respirare. Ecco come ci si sente con il
    disordine di ansietà sociale». Questi poster tappezzarono gli autobus di
    tutti gli Stati uniti. Non facevano riferimento né al Paxil né alla Gsk, ma
    recavano l'insegna del gruppo «Libertà dalla Paura», della «Coalizione per
    il Disordine di ansietà sociale» e dei suoi membri volontari
    dell'Associazione degli psichiatri americani e dell'Associazione dei
    disordini di ansietà d'America. Questi gruppi erano stati organizzati da
    Cohn & Wolfe che però non si limitava ai poster, ma rilasciava documentari
    «indipendenti», certificazioni di illustri luminari (tra cui, guarda un
    po', il dottor Jack Gorman che è consulente non solo di Gsk, ma di almeno
    altre 12 farmaceutiche, tra cui Eli Lilly e Pfizer). Cohn & Wolf forniva ai
    giornalisti anche pazienti più che disposti a riferire come erano riusciti
    a uscire dall'inferno dell'ansietà sociale grazie ai farmaci. In pochi mesi
    il Paxil superò il Zoloft e quasi raggiunse il Prozac; e nel 2000 la Public
    Relation Society of America premiò Cohn & Wolfe per la campagna Sad, come
    il «miglior programma di Pr del 1999».

    La Pfizer non perse tempo a reagire: anche lei frugò nel manuale
    diagnostico Dsm e nello stesso 1999 scoprì un'altra bella sindrome: il
    disordine da stress post-traumatico (Ptsd) che fino ad allora aveva colpito
    solo i veterani e le vittime di crimini violenti. Imparata la lezione del
    Sad, Pfizer assoldò la ditta di Pr newyorkese Chandler Chicco Agency e
    sovvenzionò la Ptds Alliance, che aveva sede negli uffici della Chandler
    Chicco. La Ptsd Alliance metteva in contatto i giornalisti con esperti di
    Ptsd, come Jewrilyn Ross, presidente e amministratore delegato dell'Anxiety
    Disorders Association of America, un gruppo pesantemente finanziato da
    Pfizer, Gsk, Eli Lilly. Quest'Alleanza fornì statistiche secondo cui tra i
    bambini che avevano avuto l'esperienza della morte improvvisa di un amico o
    di un parente, «uno su sei sviluppava la sindrome Ptsd». Secondo altri
    articoli, un americano su 13 avrebbe subito questo disordine nel corso
    della sua vita (il che fa 22 milioni di potenziali pazienti). Naturalmente
    l'anno scorso, dopo l'11 settembre la Pfizer saltò sull'occasione: il 26
    settembre la Ptsd Alliance emanava un comunicato secondo cui lo stress
    post-traumatico può colpire chiunque abbia «assistito a disastri naturali o
    altri inattesi, psicologicamente stressanti eventi catastrofici, come gli
    attacchi dell'11 settembre». Nel mese successivo, secondo Psychiatric News,
    Pfizer spese 5,6 milioni di dollari per pubblicizzare i benefici dello
    Zoloft contro il Ptsd: il 25% in più di quanto aveva spesso in tutto un
    semestre precedente. Ma il record dopo l'11 settembre toccò alla Gsk, che
    nell'ottobre 2001 spese 16 milioni di dollari di pubblicità per il Paxil.

    Pfizer e Glaxo non sono le sole case ad aver sfogliato il Manuale
    diagnostico. Ogni casa si trova la sua bella sindrome che colpirebbe una 15
    milioni di americani, un'altra 9 milioni. Sono statistiche manipolate,
    spesso prodotte da centri studi finanziati dalle case farmaceutiche e che
    estrapolano dalle situazioni lievi alle sindromi gravi. A credervi, alla
    fine, ironizza Mother Jones, non c'è un americano che non sia preda di un
    disordine di ansietà. Secondo uno studio del 2000, finanziato da Pfizer e
    pubblicato dall'American Journal of Obstretrics, ben il 20% di tutte le
    pazienti di ostetricia-ginecologia avrebbe bisogno di un trattamento
    psichiatrico per sindromi che vanno dalla depressione ai disordini di ansia
    alimentare.

    D'altronde già nel 1994 Upjohn e Solvay avevano sovvenzionato la tournée
    artistica di una californiana, Mary Hull, che aveva sofferto del disordine
    compulsivo-ossessivo e che riferiva del gran bene tratto dai farmaci Ssri.
    Uno studio, finanziato da Novartis e Aventis, ha trovato che i farmaci Ssri
    possono ridurre il rischio di attacco cardiaco nei fumatori.

    E anche la Eli Lilly, minacciata nel suo monopolio antidepressivo del
    Prozac, è passata al contrattacco: il 15 marzo scorso, ricercatori della
    Mayo Clinic (finanziati da Eli Lilly) affermarono sul Journal of Clinical
    Oncology che il Prozac «è un'alternativa realistica alla sostituzione
    estrogena per ridurre le vampate» nelle donne in menopausa.

    Ma Eli Lilly punta al colpo grosso, a quella discussissima sindrome che è
    il disordine disforico premestruale (Pmdd), un malessere femminile i cui
    sintomi includono dolore fisico e sbalzi periodici. Il Pmdd fu incluso dal
    Manuale nel 1987 tra quei «disordini potenziali proposti per ulteriore
    studio» e colpirebbe tra il 3 e il 5% delle donne in mestruazione (1,5-3
    milioni di americane). Intanto nel 2000 Eli Lilly ha ottenuto dalla Dfa che
    il Prozac possa essere prescritto contro il Pmdd. E a questo scopo lo ha
    riconfezionato in una pillola color rosa con il nuovo nome di Sarafem.

    La ricerca di nuove sindromi non ha limiti. La più geniale è quella
    «epidemia nascosta» presentata alla Convention annuale dell'Associazione
    Psichiatrica Americana, il disordine di «shopping compulsivo»: la pulsione
    a comprare senza freni. Secondo uno studio su questo disordine finanziato
    da Forest Laboratories, lo shopping compulsivo colpirebbe 20 milioni di
    americani, al 90% donne. Queste cifre sono state enunciate nella
    popolarissima trasmissione tv Good Morning America da un illustre
    specialista. Immaginate chi è? Ma il dottor Jack Gorman ben inteso, che è
    consulente anche di Forest Laboratories che vuole trovare una nicchia per
    il suo Celexa.
  • Sandrin-drinn
    00 28/08/2010 20:38

    Ciao lucia !!!
    grazie per aver postato questo articolo !! è uno dei miei argomenti preferiti ( ...oltre ad essere una delle cose che più mi fanno bollire il sangue !! )
    Di queste cose ne stavo parlando proprio ieri insieme a mio padre.
    Purtroppo sono dei veri maestri nel loro campo ! Sono riusciti a far diventare consumatori cronici di farmaci anche persone perfettamente sane. un vero colpo da "maestri" !! C'è una propaganda martellante e ossessiva che coinvolge sia i mezzi di comunicazione che i medici di base ( consapevolmente o meno) fino addirittura al passaparola tra amici e parenti !
    non mi ricordo dove sentii questo slogan :
    "NON SERVE CHE LE PERSONE SIANO AMMALATE VERAMENTE ...BASTA CONVINCERLE CHE LO SIANO E DIVENTERANNO NOSTRI CLIENTI ( DI FARMACI) A VITA !"


  • Lucia_10
    00 29/08/2010 09:05
    Ciao Sandrin! Ho postato l'articolo che mi sembrava più significativo, ma gli esempi (purtroppo) sarebbero molti di più! La cosa peggiore è quando vengono colpiti i bambini: (tratto da www.mednat.org/psicofarmaci_bambini.htm )

    Gli psicofarmaci come gli stimolanti possono essere pericolosi per bambini e adolescenti causando effetti collaterali anche gravi nella popolazione under 17.

    Quasi un evento farmacologico avverso su dieci in questa fascia d'eta' e' riconducibile proprio a farmaci psicotropi.
    E' quanto emerge da uno studio pubblicato su BMC Research Notes e condotto da Lise Aagaard e Ebba Holme Hansen dell'Universita' di Copenhagen su 4500 casi di eventi avversi da farmaci di cui ben 429 sono stati ricondotti a psicofarmaci.
    E' stato rilevato inoltre che gli stimolanti sono pericolosi per i neonati se assunti dalle donne in gravidanza: oltre la meta' degli effetti avversi di questi medicinali sul bambino appena nato sono relativi ad anomalie fetali e sindrome di astinenza dagli psicofarmaci alla nascita. Inoltre e' emerso che il 42% degli eventi avversi era riconducibile a psicostimolanti (come il Ritalin), il 31% ad antidepressivi (come il Prozac), il 24% ad antipsicotici (come l'Haldol).

    (vedi anche www.giulemanidaibambini.org/ )
  • Sandrin-drinn
    00 30/08/2010 12:44

    Grazie per i nuovi indirizzi !!!!
    li leggerò con interesse !!

    Ciaoo !! :-))