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Manoscritti del Mar Morto

Ultimo Aggiornamento: 02/01/2009 18:51
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it.wikipedia.org/wiki/Manoscritti_del_Mar_Morto

Con la locuzione manoscritti del Mar Morto, detti anche rotoli o manoscritti di Qumran, ci si riferisce a quella che è stata definita come la più importante scoperta archeologica del XX secolo; l'espressione allude ai rotoli e ai frammenti trovati in undici grotte nell'area di Qumran.

La località

Sulla sponda nord-occidentale del Mar Morto, 12 chilometri a sud di Gerico, si incontrano delle rovine isolate che gli arabi chiamano Khirbet Qumran (dall'arabo khirba, dial. khirbet, "rudere").

Il terreno su cui sorge il Khirbet Qumran è costituito da una terrazza marnosa che si stende tra il ripido versante roccioso di una montagna del deserto di Giuda e un dirupo che sovrasta il Mar Morto. Il fatto che la zona si trovi a 400 metri sotto il livello del Mar Mediterraneo, e che sia incassata tra catene di montagne, rende il clima pesante in tutte le stagioni per l'afa, il gran caldo e l'aria immobile, carica di un'alta percentuale di umidità dovuta alla rapida evaporazione delle acque del lago salato.

Il complesso archeologico comprende oggi le costruzioni sulla terrazza marnosa costituenti un quadrilatero di circa 35 metri per lato, ove sono identificabili le abitazioni, i luoghi comuni, i servizi, la torre, l'acquedotto con le cisterne nella parte sud-occidentale, detta "dei vivi", che si prolunga per 140 metri, e ad est la necropoli con circa 1200 tombe.


La scoperta delle grotte

Attorno all'aprile del 1947, un giovane pastore beduino di nome Muhammad Ahmad al-Hamid, soprannominato Muhammad al-Dīb (Maometto il lupo), appartenente alla tribù Ta‘amire, scoprì casualmente quella che oggi è chiamata "grotta 1", posta a circa 1 Km. a nord di Qumran. Sembra che Muhammad abbia scoperto la grotta inseguendo una capra che si era staccata dal suo gregge.

Il giorno dopo ritornò sul posto con un compagno e si arrampicò nella grotta scoprendo una serie di giare di terracotta, tutte più o meno cilindriche e munite di coperchio, nelle quali erano stati deposti dei rotoli avvolti nel lino. Secondo l'intervista fatta ai beduini nel documentario "L'Enigma dei Rotoli del Mar Morto" (The Enigma of the Dead Sea Scrolls), il giovane beduino aveva l'abitudine di tirare pietre nelle cavità che localizzava nei dintorni in cerca di tesori nascosti. E un giorno sentì il suono di un vaso che si infrangeva. Non è certo però che il giovane beduino fosse da solo quando si recò all'esplorazione della grotta per la prima volta.


Frammenti dei manoscritti, conservati nel Museo Archeologico di Amman (Giordania).Alcuni mesi dopo quell'inattesa scoperta, i beduini, con alcuni dei rotoli prelevati dalla grotta, si recarono al mercato di Betlemme da un mercante cristiano di nome Khalil Iskandar Shahin, che prese in consegna i rotoli in cambio di una piccola somma di denaro. Khalil, che era membro della Chiesa cattolica sira, portò i rotoli a Gerusalemme dal suo superiore religioso, il metropolita Athanasius Yeshue Samuel, che li acquistò per 97,20 dollari. Athanasius, avendo intuito l'importanza dei documenti, riuscì a scoprire la posizione della grotta, la raggiunse ed effettuò anche un provvisorio sopralluogo. In seguito l'ecclesiastico trasportò i quattro rotoli acquisiti negli Stati Uniti e si mise a cercare un acquirente.

Intanto, alla fine del 1947 altri tre rotoli furono acquistati per vie analoghe da un archeologo dell'Università Ebraica di Gerusalemme, il professor Eliezer Lipa Sukenik, che si rese immediatamente conto dell'autenticità e dell'antichità dei testi. Sukenik era il padre del noto archeologo Yigael Yadin. Il 29 novembre dello stesso anno Sukenik si recò a Betlemme presso il mercante al quale i beduini si erano rivolti inizialmente. Esaminò le giare provenienti dalla grotta e altri materiali manoscritti, e li acquistò in blocco.

La Guerra arabo-israeliana del 1948, seguita alla dichiarazione d'indipendenza d'Israele, bloccò le ricerche. Soltanto il 28 gennaio 1949 fu individuata la "grotta 1" e, fra il 15 febbraio e il 5 marzo di quell'anno, fu effettuato il primo scavo archeologico. Si trovarono giare, vasi, pezzi di stoffa e altri 70 manoscritti o frammenti, che si erano staccati da quelli ritrovati dai beduini. Furono anche individuati, ad 1 chilometro a sud della grotta, i resti di edifici che costituivano l'insediamento umano di Qumran, fino ad allora variamente considerati.

Gli istituti culturali israeliani si misero sulle tracce dei manoscritti per riportarli in loco. Nei primi anni Cinquanta Yigael Yadin, che si trovava negli USA riuscì a contattare Athanasius Yeshue Samuel. Venne a sapere che il metropolita non avrebbe ceduto i rotoli ad un acquirente ebreo, così alzò l’offerta a 250.000 dollari e ne venne in possesso tramite un intermediario.

Nel 1955 il primo ministro israeliano Moshe Sharett annunciò alla nazione che i rotoli erano stati tutti recuperati. Vennero esposti per la prima volta nel 1967, ma dopo soli due anni vennero ritirati per timore che si deteriorassero.

Grazie ai beduini e agli archeologi furono scoperte negli anni successivi altre grotte, sia nelle vicinanze di Qumran, sia in altre zone nel deserto di Giuda, lungo il Mar Morto e in altre località del sud d'Israele. Le grotte e le fessure della roccia esaminate furono alcune centinaia; in una trentina venne ritrovato materiale interessante; in undici si è trovato materiale scritto su pergamena, papiro o rame.

Oggi i reperti sono conservati in parte nel Museo d'Israele e nel Museo Rockefeller, entrambi a Gerusalemme, in parte ad Amman, altri alla Biblioteca Nazionale di Parigi. Vari frammenti sono poi in possesso di istituzioni o di privati.


Gli scavi

Alla fine del 1951 gli studiosi cominciarono ad interessarsi a tutta l'area attorno alla grotta in cui furono rinvenuti i manoscritti. Ulteriori campagne di ricerca e di scavi portarono, alla fine di marzo del 1956, alla scoperta di altre dieci grotte contenenti manoscritti e resti di vario genere.

Il totale di tutti i documenti frammentari ritrovati è di circa 900. Si presume che, in origine, nelle grotte fossero custoditi circa 1000 documenti; una parte dei rotoli è stata scoperta e portata via già nell'antichità e nel Medioevo. Altri rotoli sono marciti nel corso di circa due millenni senza lasciare tracce o sono stati trasformati dall'umidità in solidi blocchi impossibili da sciogliere. Inoltre, di rotoli originariamente molto grandi, sono rimasti nella maggior parte dei casi, solo pochi frammenti. Non di rado i frammenti sono così piccoli che non è stata possibile neppure l'identificazione dell'opera di provenienza.


I MANOSCRITTI

Numerazione

Le singole grotte nelle quali sono stati rinvenuti dei rotoli sono state enumerate da 1 a 11 nell'ordine cronologico della loro scoperta e contrassegnate con la lettera Q (Qumran), per distinguere i manoscritti ivi rinvenuti da quelli trovati altrove. Queste indicazioni di provenienza sono sempre seguite da una designazione relativa al contenuto del manoscritto, per lo più con le abbreviazioni abitualmente in uso nelle pubblicazioni scientifiche. Le sigle che identificano i manoscritti di Qumran, si presentano quindi in una forma che può essere, ad esempio, 1QIs in riferimento al rotolo con il testo del libro biblico di Isaia, scoperto nella grotta 1 del complesso di Qumran.

Nel caso in cui diversi manoscritti di una determinata opera provengano dalla stessa grotta, si usano per distinguerli, delle lettere collocate in posizione di apice. Così, ad esempio, i due rotoli di Isaia rinvenuti nella prima grotta vengono indicati con 1QIsa e 1QIsb


Lingua
La grande maggioranza dei testi di Qumran è scritta in lingua ebraica, ma un considerevole numero di essi è stato redatto in aramaico, una lingua strettamente connessa con l'ebraico e usata dalla maggioranza dagli ebrei di Palestina negli ultimi due secoli a.C. e nei primi secoli d.C. Ci sono anche pochi testi dell'Antico Testamento in greco, trovati nelle grotte 4 e 7.


Datazione

La datazione dei rotoli va dal III secolo a.C. al I secolo d.C.
La datazione è stata effettuata principalmente con il metodo paleografico, ossia attraverso l'individuazione della forma e dello stile (variabile nel corso dei secoli) con cui gli scribi hanno redatto i testi. Alcuni manoscritti sono stati datati con il metodo della spettrometria di massa e del radiocarbonio.
Sono stati distinti tre periodi paleografici:

Arcaico (250 – 150 a.C.),
Asmoneo (150 – 30 a.C.) ed
Erodiano (30 a.C. – 68/70 d.C.).
La datazione con la spettrometria di massa ha comunque fornito alcuni termini di gran lunga anteriori: 4Q534 (388 – 353 a.C.), 4Q365 (339 – 324 a.C.).


La comunità

Esistono evidenti somiglianze tra i dettagli citati da antichi scrittori come Giuseppe Flavio, Plinio il Vecchio, Filone Alessandrino, riguardo gli Esseni, e i manoscritti del Mar Morto. In effetti, l'identificazione della comunità di Qumran con gli Esseni è oggi l'opinione della maggioranza degli studiosi che hanno studiato i manoscritti, tra i quali si possono citare: Sukenik, Dupont-Sommer, Yadin, Vermes, Milik, Cross, Soggin, Fitzmyer, Stegemann, Martinez, Moraldi, Riesner, Martone.


Il contenuto

I manoscritti sinora letti e ritenuti più importanti sono:

1QIsa - questo testo, datato paleograficamente al 125 – 100 a.C. e con il radiocarbonio al 202 – 107 a.C., contiene tutti i 66 capitoli del libro di Isaia; è scritto su 54 colonne di varia larghezza, su 17 pezzi di pelle di pecora cuciti insieme a formare un rotolo di 7,35 m di lunghezza per 30 cm di larghezza. Il rotolo rende testimonianza della fedeltà con cui il libro di Isaia è stato copiato nei secoli dagli scribi ebrei, poiché 1QIsa è sostanzialmente identico al testo masoretico, di mille anni posteriore.

1QS - Il serek hayyahad, più comunemente chiamato "Regola della comunità" o "Il Manuale di disciplina", datato al 100 – 75 a.C. Questa è la copia di un regolamento comunitario scritto in calligrafia asmonea e contiene undici colonne di uno scritto settario ebraico. Il Manuale di disciplina ha un'introduzione che fissa lo scopo e il fine della comunità insediata a Qumran, descrive poi il rito d'ingresso nell'alleanza della comunità, i principi teologici settari, come ad esempio la dottrina dei due spiriti, il codice penale, il testo di un inno di lode al Creatore. Il testo è chiaramente composito ed ha subito revisioni a varie riprese, riscontrabili nei diversi livelli di composizione.

1QM - Il milhamah, anche detto "Regola della guerra", scritto in calligrafia erodiana. Composto verso la fine del I secolo a.C., è un libro di istruzioni per una guerra escatologica di quarant’anni che la comunità di Qumran, chiamata "i figli della luce", pensava di intraprendere insieme a Dio e ai suoi angeli, contro i suoi nemici, "i figli delle tenebre", alla fine dei tempi. Inizia con una generica descrizione della guerra a venire, il massacro finale e la distruzione dei figli delle tenebre. Più in dettaglio detta regole circa le trombe, gli stendardi e gli scudi da usare nella lotta e descrive l'ordine di battaglia della fanteria e le sue armi.

1QH - Gli hodayot, ossia gli "Inni di ringraziamento", così chiamati perché molti degli inni iniziano con le parole odeka adonay, "ti ringrazio o Signore". Questa copia è scritta in calligrafia erodiana, datata paleograficamente al 50 a.C. – 68 d.C., e raccoglie almeno 25 salmi o inni rassomiglianti ai salmi canonici, che tendono ad imitare.

3Q15 - Il rotolo di rame. Nella grotta 3 sono state trovate due sezioni di un testo inciso su una piastra di rame, datato verso il 100 d.C. È l'unico documento scritto su un materiale diverso dal cuoio o dal papiro. Quando è stato trovato, il rotolo era talmente ossidato che è stato impossibile srotolarlo; per poterne leggere il contenuto è stato necessario tagliarlo in strisce verticali. Negli studi qumranici questo testo rappresenta una specie di enigma, perché nessuno sa che cosa rappresenti o che cosa l'autore volesse dire. Il contenuto è formato da dodici colonne di testo che elencano una lista di sessantaquattro località della Palestina in cui si ritiene che siano nascosti dei tesori in metallo e altri materiali preziosi. Il professor J.M. Allegro, credendo che la lista parlasse di un reale tesoro sepolto, diresse una campagna di scavi nel 1962 in alcuni dei siti facilmente identificabili nel testo, ma non rinvenne nulla.

7Q5 - Frammenti attribuiti nel 1972 dal Gesuita spagnolo Padre J. O’Callaghan con un passo del Vangelo di Marco, precisamente Mc 6:52-53. Questa attribuzione è controversa in quanto non è condivisa dalla maggioranza degli studiosi. In particolare, Ernest Muro sostiene che tale frammento si riferisce al cap. 103 del Libro di Enoch.

11QMelch/11Q13 - Rinvenuto nella grotta 11 è stato datato paleograficamente tra la fine del II secolo a.C. e l’inizio del I secolo a.C. Esso è composto di tredici frammenti dai quali si sono ricavate due colonne. La colonna 2 è preservata molto bene, la colonna 3 è ricostruita solo con alcune parole. Può essere riguardato come una sorta di targum, una parafrasi dei passi biblici che serve a spiegare e a interpretare i brani delle sacre scritture. Ed in particolare della figura di Melchisedec, figura biblica qui identificata come una creatura celeste ed un Messia. La traduzione in italiano è stata effettuata da Corrado Martone.

11QTemple/11Q19 - Il rotolo del tempio, datato con il radiocarbonio al 97 a.C. – 1 d.C., è un testo ebraico più lungo del libro di Isaia, conservato in 66 colonne e scritto in calligrafia erodiana. Questo testo sembra aver rappresentato, per la comunità di Qumran, una seconda Torah: esso non solo cita molte norme del Pentateuco, ma spesso le affina e le riformula in modo da renderle più stringenti e rigorose. Le sue esigenze di purificazione culturale, in particolare, sono molto rigide. L'inizio frammentario del rotolo contiene alcune parole che richiamano la seconda alleanza stipulata sul monte Sinai (Es 34). Segue una lunga sezione che riguarda il tempio, con le relative feste e i sacrifici. Il tempio che viene descritto qui, non corrisponde a nessuno dei santuari storici d'Israele: era pensato come modello di un nuovo tempio che si sarebbe costruito in futuro, quando i giusti sarebbero riusciti a prevalere. Secondo un elenco steso dallo studioso J. H. Charlesworth è uno dei 30 manoscritti del Mar Morto non biblici che contengono il Tetragramma biblico.
it.wikipedia.org/wiki/Manoscritti_del_Mar_Morto
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