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Colf e infermiere, i nuovi robot

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2008 09:28
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NEW YORK—«Volete fare un regalo romantico? Scegliete un robot che pulisce la casa» suggeriva, qualche tempo fa un quotidiano texano, in un serioso commento. E a gennaio, alla fiera dell’elettronica di Las Vegas, i robot, normalmente tenuti negli scaffali dei giocattoli, hanno cominciato a popolare l’area delle apparecchiature domestiche. Confinati per decenni nelle catene di montaggio delle fabbriche o lanciati nello spazio per sostituire l’uomo sulla superficie di Marte e nelle astronavi automatiche, i robot stanno diventando protagonisti in nuovi campi: dalla chirurgia alla gestione delle sostanze tossiche, dal traffico alle missioni militari in ambienti ostili. Quello dei robot antiterrorismo che aprono auto e pacchi sospetti è diventato uno spettacolo frequente.
Il comune di Chicago ha ordinato a un’industria aerospaziale, la Northrop-Grumman, una nuova serie di queste macchine, in grado di maneggiare idranti: un robot pompiere ma anche antisommossa. Ecos’è, se non un robot, l’auto «che si guida da sola» allo studio a Stanford e presentata qualche giorno fa alla stampa? Fino a poco tempo fa, però, i robot non erano ancora entrati nelle nostre case, se non sotto forma di giocattoli costosi e un po’ leziosi. Anche questo sta cambiando, con i primi elettrodomestici automatici. E siamo solo all’inizio: molti laboratori stanno sviluppando macchine capaci di curare pazienti immobilizzati e anziani non autosufficienti, di ricevere gli ospiti in casa, di portare a spasso il cane.
Gli americani hanno i laboratori più avanzati, i giapponesi sono i più impegnati sul piano industriale, soprattutto con Sony e Honda, ma hanno anche sviluppato una vera passione popolare per questi oggetti: le loro case sono piene di cani e dinosauri robot. Con logica militaresca, la Corea del Sud si è addirittura dato un obiettivo nazionale: un robot domestico in ogni casa entro il 2020. Attesa da più di 50 anni e mai arrivata, l’era dei robot è davvero dietro l’angolo? Bill Gates è convinto che sia proprio questa la «next big thing» della tecnologia: i robot di oggi—dice all’American Scientific— sono come i computer della fine degli anni ’70, alla vigilia dell’era di Internet.
Sul giudizio del fondatore di Microsoft pesa il fatto che la sua società sta sviluppando un software che promette di essere per i robot quello che è stato il sistema Windows per la rete. Ma anche un tecnologo come Paul Saffo, docente di Stanford e direttore per 25 anni dell’Istituto per il Futuro di Palo Alto, sostiene che «l’onda è ormai in arrivo, è questione di un paio d’anni»: la spinta viene dalla moltiplicazioni di progetti e investimenti e da una tecnologia che, pur non avendo ancora risolto i quesiti-chiave dell’intelligenza artificiale, ha reso irrisorio il costo dei sensori di cui deve essere imbottito ogni robot che si rispetti.
Il lavapavimenti Roomba
Il lavapavimenti Roomba
Succederà tutto all’improvviso, com’è accaduto col videofonino che ha rivoluzionato la civiltà dell’immagine? Forse sì, ma dobbiamo abituarci a un’idea del robot molto diversa da quella romantica di cinquant’anni fa, mutuata dai film di fantascienza e dai racconti di Isaac Asimov: niente testa di plexiglas né orecchie metalliche rotanti, né braccia tipo omino Michelin. «Roomba», il robot ultrapiatto che pulisce i pavimenti, è ormai diffuso nelle case di molti Paesi — ne sono stati venduti oltre due milioni e in America a Natale è stato indicato come uno dei regali favoriti dai clienti di Amazon — ma certo non somiglia per niente alla Rosie dei cartoni animati: la domestica elettronica che puliva la casa mentre i Jetsons (Pronipoti, nella serie italiana) se la spassavano.
Certo, anche il robot della casalinga deve qualcosa al mito: Helen Greiner, la 38enne presidentessa dell’impresa che produce «Roomba», decise di dedicarsi a queste macchine quando, da bambina, rimase delusa scoprendo che l’androide di «Guerre stellari» era animato da un uomo nascosto al suo interno. Fondata nel 1990 al Mit di Boston «iRobot», la sua società, la Greiner, prima di arrivare alla «colf automatica», ha lavorato per il Pentagono costruendo i robot che hanno esplorato le caverne di Tora Bora in Afghanistan, alla ricerca di Bin Laden e dei terroristi talebani. Una tecnologia che poi è tornata utile per mettere a punto «Roomba». «Tutto sta a non aspettarsi troppo» avverte Cynthia Breazeal, direttrice dell’istituto di robotica del Mit.
I robot cominciano a interagire con noi, ma per arrivare a una intelligenza artificiale capace di dialogare davvero con quella umana c’è ancora molto da lavorare. Queste macchine, in genere, «si comportano ancora con l’uomo come se fosse una sedia: gli girano intorno». Nei laboratori di ricerca della Marina, però, lo scienziato Alan Schultz sta insegnando a George, un androide, a giocare a nascondino. Non è un caso isolato: questo mondo cresce soprattutto grazie alla spinta degli enormi investimenti del Pentagono, che spera di avere presto a disposizione soldati- robot per le missioni più pericolose.
I militari, del resto, già affidano ricognizioni e attacchi mirati agli aerei senza pilota «Predator», veri robot dei cieli. La stessa iRobot, mentre da un lato completa la gamma degli «aspirapolvere intelligenti» con nuove macchine che lavano i pavimenti e prepara quella che pulisce i vetri, dall’altro ha appena messo a punto per l’esercito «Fido», il robot che fiuta l’esplosivo. Investimenti militari come George sono destinati a dare un impulso anche alla ricerca civile: il robot che curerà gli anziani nascerà probabilmente da qui. «Entro dieci anni avremo in casa macchine che non solo puliscono,ma si occupano anche della nostra salute» prevede Sebastian Thrun, direttore del centro per l’intelligenza artificiale di Stanford.
Intanto i robot, pur non avendo ancora conquistato una presenza permanente nelle vite della gente, hanno divorato la nostra fantasia e stanno già diventando un problema per le coscienze. I giapponesi, con la loro cultura animista, si chiedono se hanno il diritto di distruggere le macchine (per lo scintoismo dei e spiriti risiedono anche in oggetti prodotti dall’uomo come specchi e spade), mentre esperti di etica discutono in convegni internazionali (ce ne sono stati anche a Genova e Palermo) delle regole morali nel mondo degli androidi: quali sono i limiti del loro impiego?Chi è responsabile del loro malfunzionamento? Va limitata la vendita delle bambole sessuali robotizzate?
E i pubblicitari americani, convinti di aver avuto una trovata geniale per attirare l’attenzione del telespettatori del «Superbowl» — uno spot, fatto per la General Motors, in cui il robot di una fabbrica in crisi si lascia cadere da un ponte—hanno dovuto chiedere scusa al pubblico e cambiare la scena: il suicidio di una macchina angoscia e suggestiona come quello di un uomo. I più eccitati, come sempre, sono i ragazzi che stanno già creando una nuova cultura. Ogni anno, ad esempio, si moltiplicano, nel mondo, i tornei di calcio per robot. Alla RoboCup 2006, disputata alla vigilia dei Mondiali di Germania, ha esordito Robotinho, l’androide che tira le punizioni come Ronaldinho. E i licei americani ormai si sfidano non solo a basket e football, ma anche nelle guerre tra squadre di robot costruiti a scuola.
www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/03_Marzo/10/gag...
Potranno fermarne uno ma non potranno fermarci tutti!
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Anche l'uomo di oggi è una macchina programmata?
Sicuramente il campo di applicazione della robotica è in largo aumento, e questo a sostenere la tesi che l'uomo di oggi è già abbastanza "programmato" a vivere in una società delle macchine!!
L'ampio uso che determinate multinazionali stanno facendo di robot intelligenti nel loro utilizzo per le faccende domestiche dietro non una lauta pubblicità regresso ha portato l'uomo di oggi già privo mentalmente di concetti base del suo vivere a lanciarsi nell'aquisto di "elettrodomestici autonomi/automi"...
Si perde il gusto della fatica, il piacere e la soddisfazione di vedere che il proprio operato ha prodotto buoni frutti, e si perde soprattutto la capacità di organizzazione mentale e fisica..
Da ciò che si evince negli ultimi anni l'uomo sembrerebbe lui stesso un "robot" programmato per chiudersi dentro il guscio o la gabbia del suo "mondo"...considerando che "qualcuno" questo mondo lo sta manovrando per scopi ben più alti!!
Basta pensare che un giorno andando avanti di questo passo ci ritroveremo a vivere in una società delle macchine...macchine che prenderenno il sopravvento sull'uomo!!
Questo post mi ha fatto tornare alla mente un vecchio film.."L'uomo Bicentenario"...come anche un altro film interessante " Intelligenza artificiale"...
In entrambi i film si nota il desiderio/ribellione delle "macchine" per essere e possedere sentimenti umani quali l'amore la passione la gioia...sentimenti che ovviamente un "robot" non possiede perchè decerebrato animicamente parlando...
Ma chiedo, cos'è più decerebrato un robot creato dall'uomo o l'uomo di oggi vittima inconsapevole del "sistema"?
O forse questo periodo storico è di preparazione per ciò che saranno gli eventi(molto probalili visto le cose intorno a noi)che accadranno nei prossimi anni?
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